Giornata di gioia per il Centro Locale di Schio, che domenica 19 novembre ha ospitato il primo incontro provinciale del cammino aspiranti che, guidati dall’equipe di formazione iniziale e accompagnati da Salesiani Cooperatori dei propri Centri Locali, hanno avuto l’occasione di riflettere sul tema “fate questo in memoria di me” e “ecco, sei guarito, non peccare più”: Eucarestia e Confessione”.
Nella mattinata Mariarosa Cecchelero del centro di Schio ha condiviso la sua esperienza di vita, nell’impegno al lavoro, nella dedizione alla famiglia e nella vicinanza ai giovani. Ha sottolineato in particolare l’importanza di saper ascoltare la “voce di Dio” che ci parla attraverso le guide che possiamo incontrare nel nostro cammino e il valore delle fatiche quotidiane che ci permettono di diminuire il nostro ego per far emergere ciò che realmente siamo.
Una serie di domande “generative” hanno fatto da guida al lavoro a gruppi per evidenziare i valori umani presenti nell’Eucarestia, la sua importanza per Don Bosco e per noi e gli aspetti importanti della Confessione.
Alla Santa Messa ha fatto seguito il delizioso pranzo preparato e condiviso con i Salesiani Cooperatori di Schio che hanno fatto anche da guida nella visita all’Oratorio rinnovato.
Nel primo pomeriggio Don Stefano Mazzer ha proposto una riflessione sul tema della giornata a partire dalla poesia “Liturgia laica” di Madeleine Delbrêl, che porta a vedere l’Eucarestia e la Confessione come momenti molto legati alla vita di tutti i giorni. I due Sacramenti non sono legati al singolo individuo ma sempre correlati ad una comunità, sia quella con cui condividiamo la celebrazione, ma anche nella famiglia, nel lavoro e dove viviamo.
Un proficuo momento di risonanza ha concluso la bella giornata con gli aspiranti.
Nella mattinata Mariarosa Cecchelero del centro di Schio ha condiviso la sua esperienza di vita, nell’impegno al lavoro, nella dedizione alla famiglia e nella vicinanza ai giovani. Ha sottolineato in particolare l’importanza di saper ascoltare la “voce di Dio” che ci parla attraverso le guide che possiamo incontrare nel nostro cammino e il valore delle fatiche quotidiane che ci permettono di diminuire il nostro ego per far emergere ciò che realmente siamo.
Una serie di domande “generative” hanno fatto da guida al lavoro a gruppi per evidenziare i valori umani presenti nell’Eucarestia, la sua importanza per Don Bosco e per noi e gli aspetti importanti della Confessione.
Alla Santa Messa ha fatto seguito il delizioso pranzo preparato e condiviso con i Salesiani Cooperatori di Schio che hanno fatto anche da guida nella visita all’Oratorio rinnovato.
Nel primo pomeriggio Don Stefano Mazzer ha proposto una riflessione sul tema della giornata a partire dalla poesia “Liturgia laica” di Madeleine Delbrêl, che porta a vedere l’Eucarestia e la Confessione come momenti molto legati alla vita di tutti i giorni. I due Sacramenti non sono legati al singolo individuo ma sempre correlati ad una comunità, sia quella con cui condividiamo la celebrazione, ma anche nella famiglia, nel lavoro e dove viviamo.
Un proficuo momento di risonanza ha concluso la bella giornata con gli aspiranti.
LITURGIA LAICA
Il testo è tratto da Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, P.Gribaudi editore, Torino, 1990:
Tu ci hai condotto stanotte in questo bar che ha nome “chiaro di luna”.
Volevi esserci Tu, in noi, per qualche ora, stanotte.
Tu avevi voglia di incontrare, attraverso le nostre povere sembianze, attraverso il nostro miope sguardo, attraverso i nostri cuori che non sanno amare, tutte queste persone venute ad ammazzare il tempo.
E poiché i tuoi occhi si svegliano nei nostri, il tuo cuore si apre nel nostro cuore, noi sentiamo il nostro labile amore aprirsi in noi come una rosa espansa, approfondirsi come un rifugio immenso e dolce per tutte queste persone, la cui vita palpita intorno a noi.
Allora il bar non è più un luogo profano, quell’angolo di mondo che sembrava voltarti le spalle.
Sappiamo che, per mezzo di Te, noi siamo diventati la cerniera di carne, la cerniera di grazia, che lo costringe a ruotare su di sé , a orientarsi suo malgrado, e in piena notte, verso il Padre di ogni vita.
In noi si realizza il sacramento del tuo amore.
Ci leghiamo a Te con tutta la forza della nostra fede oscura, ci leghiamo a loro con la forza di questo cuore che batte per Te, Ti amiamo, li amiamo, perché si faccia di noi tutti una cosa sola.
In noi, attira tutto a Te… Attira il vecchio pianista, dimentico del posto in cui si trova e suona soltanto per la gioia di suonare bene; la violinista che ci disprezza e offre in vendita ogni colpo d’archetto, il chitarrista e quello che suona la fisarmonica che fan della musica senza saperci amare.
Attira quest’uomo triste, che ci racconta storie cosiddette gaie; attira il bevitore che scende barcollando la scala del primo piano; attira questi esseri accasciati, isolati dietro un tavolo e che sono qui soltanto per non essere altrove; attirali in noi perché incontrino Te,
Tu, il solo che ha diritto di avere pietà.
Dilataci il cuore, perché vi stiano tutti; incidili in questo cuore, perché vi rimangano iscritti per sempre.
Tu fra poco ci condurrai
Sulla piazza ingombra di baracconi da fiera.
Sarà mezzanotte o più tardi.
Soli resteranno sul marciapiede
Quelli per cui la strada è il focolare, quelli per cui la strada è la bottega.
Che i sussulti del Tuo cuore affondino i nostri Più a fondo dei marciapiedi, perché i loro tristi passi camminino sul nostro amore e il nostro amore gl’impedisca di sprofondare più a fondo nello spessore del male.
Resteranno, intorno alla piazza, tutti i mercanti di illusioni, venditori di false paure, di falsi sports, di false acrobazie, di false mostruosità.
Venderanno i loro falsi mezzi di uccidere la noia, quella vera, che rende simili tutti i volti scuri.
Facci esultare nella Tua verità e sorridere loro
Un sorriso sincero di carità.
Più tardi saliremo sull’ultimo metrò.
Delle persone vi dormiranno.
Porteranno impresso su di sé
Un mistero di pena e di peccato.
Sulle banchine delle stazioni quasi deserte, anziani operai, deboli, disfatti, aspetteranno che i treni si fermino per lavorare e riparare le vie sotterranee.
E i nostri cuori andranno sempre dilatandosi, sempre più pesanti del peso di molteplici incontri, sempre più grevi del Tuo amore, impastati di Te, popolati dai nostri fratelli, gli uomini.
Perché il mondo Non sempre è un ostacolo a pregare per il mondo.
Se certuni lo devono lasciare per trovarlo
E sollevarlo verso il cielo, altri visi devono immergere per levarsi con lui verso il medesimo cielo.
Nel cavo dei peccati del mondo
Tu fissi loro un appuntamento: incollati al peccato, con Te essi vivono un cielo che li respinge e li attira.
Mentre Tu continui
A visitare in loro la nostra scura terra, con Te essi scalano il cielo, votati a un’assunzione pesante, inguaiati nel fango, bruciati dal Tuo spirito, legati a tutti, legati a Te, incaricati di respirare nella vita eterna, come alberi con radici che affondano.
Volevi esserci Tu, in noi, per qualche ora, stanotte.
Tu avevi voglia di incontrare, attraverso le nostre povere sembianze, attraverso il nostro miope sguardo, attraverso i nostri cuori che non sanno amare, tutte queste persone venute ad ammazzare il tempo.
E poiché i tuoi occhi si svegliano nei nostri, il tuo cuore si apre nel nostro cuore, noi sentiamo il nostro labile amore aprirsi in noi come una rosa espansa, approfondirsi come un rifugio immenso e dolce per tutte queste persone, la cui vita palpita intorno a noi.
Allora il bar non è più un luogo profano, quell’angolo di mondo che sembrava voltarti le spalle.
Sappiamo che, per mezzo di Te, noi siamo diventati la cerniera di carne, la cerniera di grazia, che lo costringe a ruotare su di sé , a orientarsi suo malgrado, e in piena notte, verso il Padre di ogni vita.
In noi si realizza il sacramento del tuo amore.
Ci leghiamo a Te con tutta la forza della nostra fede oscura, ci leghiamo a loro con la forza di questo cuore che batte per Te, Ti amiamo, li amiamo, perché si faccia di noi tutti una cosa sola.
In noi, attira tutto a Te… Attira il vecchio pianista, dimentico del posto in cui si trova e suona soltanto per la gioia di suonare bene; la violinista che ci disprezza e offre in vendita ogni colpo d’archetto, il chitarrista e quello che suona la fisarmonica che fan della musica senza saperci amare.
Attira quest’uomo triste, che ci racconta storie cosiddette gaie; attira il bevitore che scende barcollando la scala del primo piano; attira questi esseri accasciati, isolati dietro un tavolo e che sono qui soltanto per non essere altrove; attirali in noi perché incontrino Te,
Tu, il solo che ha diritto di avere pietà.
Dilataci il cuore, perché vi stiano tutti; incidili in questo cuore, perché vi rimangano iscritti per sempre.
Tu fra poco ci condurrai
Sulla piazza ingombra di baracconi da fiera.
Sarà mezzanotte o più tardi.
Soli resteranno sul marciapiede
Quelli per cui la strada è il focolare, quelli per cui la strada è la bottega.
Che i sussulti del Tuo cuore affondino i nostri Più a fondo dei marciapiedi, perché i loro tristi passi camminino sul nostro amore e il nostro amore gl’impedisca di sprofondare più a fondo nello spessore del male.
Resteranno, intorno alla piazza, tutti i mercanti di illusioni, venditori di false paure, di falsi sports, di false acrobazie, di false mostruosità.
Venderanno i loro falsi mezzi di uccidere la noia, quella vera, che rende simili tutti i volti scuri.
Facci esultare nella Tua verità e sorridere loro
Un sorriso sincero di carità.
Più tardi saliremo sull’ultimo metrò.
Delle persone vi dormiranno.
Porteranno impresso su di sé
Un mistero di pena e di peccato.
Sulle banchine delle stazioni quasi deserte, anziani operai, deboli, disfatti, aspetteranno che i treni si fermino per lavorare e riparare le vie sotterranee.
E i nostri cuori andranno sempre dilatandosi, sempre più pesanti del peso di molteplici incontri, sempre più grevi del Tuo amore, impastati di Te, popolati dai nostri fratelli, gli uomini.
Perché il mondo Non sempre è un ostacolo a pregare per il mondo.
Se certuni lo devono lasciare per trovarlo
E sollevarlo verso il cielo, altri visi devono immergere per levarsi con lui verso il medesimo cielo.
Nel cavo dei peccati del mondo
Tu fissi loro un appuntamento: incollati al peccato, con Te essi vivono un cielo che li respinge e li attira.
Mentre Tu continui
A visitare in loro la nostra scura terra, con Te essi scalano il cielo, votati a un’assunzione pesante, inguaiati nel fango, bruciati dal Tuo spirito, legati a tutti, legati a Te, incaricati di respirare nella vita eterna, come alberi con radici che affondano.